lunedì 25 aprile 2016

Recensione di "Lisario o il piacere infinito delle donne" di Antonella Cilento

Cari lettori,
ritorno al blog dopo mesi di studio intenso con la recensione di un libro che mi sta molto a cuore. Chi mi segue su Instagram saprà che "Lisario o il piacere infinito delle donne" è stato una parte importantissima della mia tesi di laurea triennale, riguardante la genealogia e il destino del romanzo picaresco. 
Ora che è tutto finito, lo stress per la tesi e per la seduta in generale, mi sento finalmente pronta a condividere la mia analisi del romanzo con voi. Se siete interessati, leggete oltre.

Trama:

Lisario Morales è muta a causa di un maldestro intervento chirurgico, ma legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. 
E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. 

La mia recensione:

Sin dalle prime pagine, leggendo le appassionate lettere che Lisario, devotissima, indirizza alla Madonna, non possiamo non provare simpatia per questa vivace ragazzina dalla lingua lunga. 
Lingua che, ahimé, le viene portata via molto presto in seguito a un intervento al gozzo mal riuscito. Perciò Lisario scrive per trovare conforto e per dar voce ai suoi pensieri più profondi, commentando le vicende in uno spazio temporale lontano, quasi assente, dallo svolgimento di esse. 

"La Madre che piange al mio capezzale, il Padre serio, che la rimprovera. Così io provo a parlare per dire: sono viva! Ma non mi esce fiato, non una parola [...]. Sono muta! Sono spenta, sono un Liuto senza Corda. [...] Corro per le mura, scappo, le mani sulla bocca. Che mi hanno fatto!Da oggi solo Lettere a Te, Signora mia Dolcissima. Le nascondo qui, sotto le pietre, nella spiaggia del Castello, dove ora scrivo. Arrivano, mi cercano, che il mare le protegga."(Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

Privata della parola, Lisario non può opporsi alla decisione del padre, che vuole maritarla a un uomo molto più vecchio di lei, "bavoso e gottoso". In collera, decide di dormire, come aveva fatto nei mesi dopo l'intervento, per sfuggire a quell'orribile destino. 
Ella è per molti aspetti una figura femminista: non accetta passivamente il destino che le viene imposto né dalla società homocentrica in cui vive né tanto meno dagli uomini che fanno parte della sua vita. Lisario dorme e si sveglia quando le pare e piace ed è, nei limiti del possibile, padrona del suo avvenire. E infatti sarà soltanto un anno dopo, con l'arrivo di Avicente Iguelmano, che Lisario deciderà di tornare alla vita.
Avicente è un medico spagnolo, un ciarlatano, giunto a Napoli per dare nuova linfa alla sua reputazione. Uomo senza alcun talento in particolare se non quello di vendere capsule di erbe e zucchero quali effetto placebo, vuole la gloria e la fama. Risvegliando Lisario ottiene il successo tanto sperato, ma si accorge presto che il suo carattere debole e la sua mediocrità non sono compatibili con l'animo indomito della moglie, donna per nulla remissiva, che osa procurarsi piacere fisico da sola quando lui non è in grado di soddisfarla. 
L'ossessione per Lisario, ma soprattutto per il corpo femminile, conturbante e misterioso, lo porterà sull'orlo della follia.

"Odiava la moglie perché poteva procurarsi piacere senza di lui e perché lo sbeffeggiava anche in questa pratica. E poi: a chi pensava questa moglie tanto istruita dei fatti della carne mentre si gingillava in sua assenza? A un soldato? A un principe? A un passante? Tutti li odiava, tutti.[...] fu preso da un'ossessione mascherata da virtù professionale, ovvero decise d'applicarsi a una branca della medicina pochissimo esplorata e considerata di nessun conto: la donna." (Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

A questo punto, fanno la loro comparsa diversi personaggi che posso descrivere soltanto come picareschi: furfanti e malfattori, che danno colore alla trama e contribuiscono a renderla più fitta di avvenimenti. Infatti, pur essendo Lisario la protagonista dichiarata della vicenda, la voce narrante segue in terza persona anche le azioni di questi personaggi, picari disonesti, che insieme alla tematica della ricerca del piacere, dell'amore e della follia dominano lo scenario narrativo. 

Lisario accoglie in sé diversi elementi letterari che catapultano il lettore in un universo caotico, fatto di luci e ombre, quale è la Napoli del Seicento
Risuona forte e chiaro l'eco della famosissima raccolta di favole napoletana, "Lo cunto de li cunti", che in Lisario, bella addormentata nel castello di Baia, vede la reincarnazione di Talia, la principessa dormiente di Giovanbattista Basile. 
L'elemento favolistico sfuma al cospetto dei furfanti del romanzo: lontani dai personaggi fiabeschi, essi non compiono azioni malvagie in funzione di una cattiveria innata e fine a se stessa, ma in base alle circostanze in cui la vita stessa li ha barcamenati e fanno ciò che possono per ottenere un minimo di felicità terrena. 
L'interesse dell'autrice Antonella Cilento è dunque per gli aspetti più degradati della realtà e per i personaggi più miseri, creando un'immagine che rimanda ai dipinti cinquecenteschi, con il mondo terreno in basso, cupo e disordinato e ricco di sofferenza e umanità, e il mondo divino in alto, sempre presente ma fermo nel suo punto d'osservazione, un mondo che non entrerà in contatto con l'altro fino all'avvento di Caravaggio.  
I toni usati rimandano invece allo stile picaresco: episodi comici si alternano ad altri tragici o eroici, con un linguaggio spesso crudo e con un ritmo veloce, incalzante, che avvolge il lettore stretto, lasciandolo precipitare nella spirale di eventi insieme ai protagonisti. 
La narrazione è in terza persona e, pur avendo modo di conoscere il punto di vista di Lisario tramite le sue lettere alla Madonna, abbiamo una visione periferica e onnisciente delle vicende. 
Il punto di vista dell'azione è perciò oggettivo e soggettivo insieme, grazie all'adozione di una finta terza persona che permette al lettore di essere interno ed esterno ai pensieri dei personaggi coinvolti. Il giudizio di Lisario sui fatti si unisce a quello dell'opinione pubblica, creando un piacevolissimo contrasto tragicomico che è tipico della letteratura cinquecentesca, e della commedia napoletana in primis. 

"Tonno, quando non minacciava, cosa che faceva in perfetto spagnolo, parlava un cattivo napoletano mescolato di fantasiose inflessioni [...] -E... dottò? Ve pozzo dicere la mia personale scoperta? 'O sesso d'è femmine nun stà mmiez' e cosce, s'o portano ccà- e si era battuto il petto. -So 'e zizze!." (Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

Antonella Cilento con il suo "Lisario" è arrivata finalista al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Boccaccio dello stesso anno; riconoscimenti meritatissimi, aggiungerei.
Lo stile della Cilento è particolare, la trama mai banale o noiosa. Dall'inizio alla fine, il suo romanzo ha saputo catturare la mia attenzione, trovando sempre nuovi modi di tenere vivo il mio interesse. 
Da napoletana, poi, non ho potuto evitare di sentirmi emotivamente coinvolta, legata ad ogni luogo della città, ai colori e al chiacchiericcio della gente che, seppure siano passati secoli dal tempo in cui avviene la vicenda, ancora oggi sono un tratto distintivo della mia bella Napoli.
Dunque, che siate del sud oppure no, vi consiglio caldamente la lettura di "Lisario", per sentirvi più vicini alla storia, alla cultura napoletana, per farvi due risate e per vivere una storia d'amore e di tanto altro diversa dal solito.

Voto: 9
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