domenica 22 maggio 2016

Recensione de "Il diavolo in corpo", di Raymond Radiguet

Cari lettori,
approfitto di una piccola pausa dallo studio pre-esami per parlarvi di un libro molto speciale, di cui sono venuta a conoscenza grazie al bellissimo intervento di Elisabetta Rasy per le Strane Coppie, un ciclo di incontri letterari organizzati da Lalineascritta. Scritto dal giovanissimo Raymond Radiguet, morto appena ventenne, e pubblicato per la prima volta in Francia nel 1923, "Il diavolo in corpo" fu a suo tempo un romanzo scandalo, date le tematiche sconvenienti trattate, ma divenne ben presto un classico della letteratura francese di inizio Novecento. Allora, siete curiosi? Leggete il post.

La trama:

Ambientato ai tempi della prima guerra mondiale, ha per protagonista un ragazzo che diventa l'amante di una giovane donna, Marthe, poco più grande di lui, promessa sposa di un soldato al fronte, Jacques. E' un'iniziazione sentimentale e sessuale febbrile e perturbante, una passione sondata con sguardo penetrante dall'autore, che scandaglia i contraddittori impulsi dell'adolescenza di fronte al sesso e alla responsabilità dell'età adulta. 

La mia recensione:

In una cittadina anonima sulle rive della Marna abita il nostro protagonista e narratore, anch'egli senza nome (sebbene nelle bozze del romanzo si chiamasse Francis), un quindicenne dall'animo ribelle con una forte passione per la letteratura e per l'arte. 
Un giorno di primavera incontra Marthe, figlia di certi amici di famiglia, che lo affascina con la sua natura irruenta e un po' civettuola. Ma la bella diciannovenne è già fidanzata con un altro uomo, un bigotto di nome Jacques di stanza al fronte da parecchi mesi. I due ragazzi instaurano un bel rapporto di amicizia, che per un po' non sembra portare ad altro, poiché il nostro protagonista ha altri pensieri che lo allontanano da Marthe, prima tra tutti la scuola.

A forza di pensare a Marthe, ci pensavo sempre meno. Nella mia mente succedeva quanto capita allo sguardo che vaga sulla tappezzeria di carta della camera. A forza di guardarla, gli occhi non la distinguono più. [...] Se uno stimolo proveniente da fuori mi costringeva a pensare a Marthe meno pigramente, la pensavo senza amore, con la nostalgia che si prova per quello che sarebbe potuto accadere. (Tratto da "Il diavolo in corpo")

Poco dopo il matrimonio, quando il marito parte nuovamente per il fronte, Marthe invita il suo giovane amico a casa per un té. Non ci vuole molto perché entrambi si confessino i reciproci sentimenti, dando inizio alla loro storia d'amore illecita, che sarà tormentata e ricca di ostacoli.
Troppo innamorati, o semplicemente troppo ingenui, per riuscire a tenere nascosto il loro affair, diventano presto oggetto di malevole chiacchiere tra i vicini e gli amici, che prendono ad evitare entrambi per la loro condotta sconveniente. All'inizio è facile ignorare l'isolamento sociale, basta ci sia l'amore, dicono, ma ben presto quello che pareva un sentimento solido e destinato a durare comincia a mostrare delle incrinature nelle fondamenta.

Cominciavo ad apprezzare il sonno casto e libero, il benessere di sapermi solo in un letto dalle lenzuola linde. Per non trascorrere più la notte da Marthe adducevo ragioni di prudenza. Lei ammirava la mia forza di carattere. [...] A letto, accanto a lei, d'improvviso, mi prendeva la voglia di dormire da solo, a casa dei miei; e presentivo quanto la vita in comune mi sarebbe risultata intollerabile. (Tratto da "Il diavolo in corpo")

Nonostante i due amanti si atteggino a persone adulte e indipendenti, essi non sono altro che ragazzini capricciosi e un po' volubili. Gelosia, ripicche e tradimenti sono viste dai due come simboli della loro passione bruciante, che si alimenta del sospetto e della noia che li attanagliano.
Il nostro protagonista pare stufarsi presto di Marthe, eppure allo stesso tempo non riesce a starle lontano, tormentato dal pensiero che un altro possa averla, specialmente quel marito lontano, che ogni tanto fa ritorno a casa e al quale Marthe giura di non essersi concessa mai dall'inizio della loro tresca. Ma sarà davvero questa la verità? 
Dal canto suo, Marthe sembra nutrire una vera e propria ossessione per il suo giovane amante; in ogni suo silenzio vede la fine del suo amore, in ogni sua assenza il tradimento. Ne diventa presto schiava, troppo presa dalla paura di perderlo per vedere il suo egoismo e i suoi capricci.

Non provai mai tanta voglia di baciare Marthe come quando qualche occupazione l'allontanava da me; mai tanta voglia di sfiorarle i capelli, di arruffarglieli, come nel momento in cui lei si pettinava. In barca, mi precipitavo su di lei coprendola di baci finché abbandonava i remi; [...] Lei vi riconosceva i segni di una passione ingovernabile, mentre era soprattutto il malvezzo assillante di infastidire che mi spingeva a comportarmi così. (Tratto da "Il diavolo in corpo)

Lo stile di Radiguet, semplice, lineare e scarno di dialoghi, rispecchia certamente la giovane età dell'autore. Altrettanto semplice è la trama, che non presenta momenti di notevole azione né colpi di scena eclatanti. Tuttavia, il narratore ci trascina con sé, con la sua voce cinica e lontana, un "senno di poi" che racconta le sue passioni di gioventù con più crudezza di quanto richiederebbe una storia d'amore tra due adolescenti.
Il narratore pare consapevole dei tratti infantili e ossessivi della tresca con Marthe e non tenta in alcun modo di giustificarli, pur chiamando spesso in causa la volubilità e i desideri carnali legati all'età. La semplicità della trama, comunque, non mi è affatto dispiaciuta, sebbene in un paio di punti della narrazione ci sia una specie di ripetitività dei temi che ha rallentato un po' la mia lettura: l'infedeltà, il sospetto e il tentennamento amoroso vengono portati all'attenzione del lettore un po' troppe volte, pur contribuendo a trasmettere quel senso di ossessione e pedanteria che fanno parte di entrambi i personaggi coinvolti.
L'immersione del lettore nella tresca è totale, pochissimi sono i cenni al mondo esterno e alla guerra, che viene citata quasi soltanto in riferimento alla lontananza di Jacques. 
Tutto è in funzione della passione e dell'inganno. E gli affetti familiari, che all'inizio del racconto sono descritti quasi come idilliaci, si trasformano ben presto, sotto la lente deformante dell'amore proibito, in attenzioni soffocanti e insensibili, affetti da temere poiché potrebbero portare alla fine di tutto.

In generale, leggere "Il diavolo in corpo" è stata un'esperienza piacevolissima. Radiguet possedeva di certo molto talento e non dubito che, se fosse vissuto più a lungo, avrebbe scritto molti capolavori. Non posso non consigliarvi la lettura di questo romanzo, dai più visto come il prototipo del bestseller erotico-sentimentale, che sa dipingere così bene i tormenti e -è il caso di dirlo- l'indiavolamento causati dal primo amore.

Voto 7
Promosso

lunedì 25 aprile 2016

Recensione di "Lisario o il piacere infinito delle donne" di Antonella Cilento

Cari lettori,
ritorno al blog dopo mesi di studio intenso con la recensione di un libro che mi sta molto a cuore. Chi mi segue su Instagram saprà che "Lisario o il piacere infinito delle donne" è stato una parte importantissima della mia tesi di laurea triennale, riguardante la genealogia e il destino del romanzo picaresco. 
Ora che è tutto finito, lo stress per la tesi e per la seduta in generale, mi sento finalmente pronta a condividere la mia analisi del romanzo con voi. Se siete interessati, leggete oltre.

Trama:

Lisario Morales è muta a causa di un maldestro intervento chirurgico, ma legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. 
E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. 

La mia recensione:

Sin dalle prime pagine, leggendo le appassionate lettere che Lisario, devotissima, indirizza alla Madonna, non possiamo non provare simpatia per questa vivace ragazzina dalla lingua lunga. 
Lingua che, ahimé, le viene portata via molto presto in seguito a un intervento al gozzo mal riuscito. Perciò Lisario scrive per trovare conforto e per dar voce ai suoi pensieri più profondi, commentando le vicende in uno spazio temporale lontano, quasi assente, dallo svolgimento di esse. 

"La Madre che piange al mio capezzale, il Padre serio, che la rimprovera. Così io provo a parlare per dire: sono viva! Ma non mi esce fiato, non una parola [...]. Sono muta! Sono spenta, sono un Liuto senza Corda. [...] Corro per le mura, scappo, le mani sulla bocca. Che mi hanno fatto!Da oggi solo Lettere a Te, Signora mia Dolcissima. Le nascondo qui, sotto le pietre, nella spiaggia del Castello, dove ora scrivo. Arrivano, mi cercano, che il mare le protegga."(Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

Privata della parola, Lisario non può opporsi alla decisione del padre, che vuole maritarla a un uomo molto più vecchio di lei, "bavoso e gottoso". In collera, decide di dormire, come aveva fatto nei mesi dopo l'intervento, per sfuggire a quell'orribile destino. 
Ella è per molti aspetti una figura femminista: non accetta passivamente il destino che le viene imposto né dalla società homocentrica in cui vive né tanto meno dagli uomini che fanno parte della sua vita. Lisario dorme e si sveglia quando le pare e piace ed è, nei limiti del possibile, padrona del suo avvenire. E infatti sarà soltanto un anno dopo, con l'arrivo di Avicente Iguelmano, che Lisario deciderà di tornare alla vita.
Avicente è un medico spagnolo, un ciarlatano, giunto a Napoli per dare nuova linfa alla sua reputazione. Uomo senza alcun talento in particolare se non quello di vendere capsule di erbe e zucchero quali effetto placebo, vuole la gloria e la fama. Risvegliando Lisario ottiene il successo tanto sperato, ma si accorge presto che il suo carattere debole e la sua mediocrità non sono compatibili con l'animo indomito della moglie, donna per nulla remissiva, che osa procurarsi piacere fisico da sola quando lui non è in grado di soddisfarla. 
L'ossessione per Lisario, ma soprattutto per il corpo femminile, conturbante e misterioso, lo porterà sull'orlo della follia.

"Odiava la moglie perché poteva procurarsi piacere senza di lui e perché lo sbeffeggiava anche in questa pratica. E poi: a chi pensava questa moglie tanto istruita dei fatti della carne mentre si gingillava in sua assenza? A un soldato? A un principe? A un passante? Tutti li odiava, tutti.[...] fu preso da un'ossessione mascherata da virtù professionale, ovvero decise d'applicarsi a una branca della medicina pochissimo esplorata e considerata di nessun conto: la donna." (Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

A questo punto, fanno la loro comparsa diversi personaggi che posso descrivere soltanto come picareschi: furfanti e malfattori, che danno colore alla trama e contribuiscono a renderla più fitta di avvenimenti. Infatti, pur essendo Lisario la protagonista dichiarata della vicenda, la voce narrante segue in terza persona anche le azioni di questi personaggi, picari disonesti, che insieme alla tematica della ricerca del piacere, dell'amore e della follia dominano lo scenario narrativo. 

Lisario accoglie in sé diversi elementi letterari che catapultano il lettore in un universo caotico, fatto di luci e ombre, quale è la Napoli del Seicento
Risuona forte e chiaro l'eco della famosissima raccolta di favole napoletana, "Lo cunto de li cunti", che in Lisario, bella addormentata nel castello di Baia, vede la reincarnazione di Talia, la principessa dormiente di Giovanbattista Basile. 
L'elemento favolistico sfuma al cospetto dei furfanti del romanzo: lontani dai personaggi fiabeschi, essi non compiono azioni malvagie in funzione di una cattiveria innata e fine a se stessa, ma in base alle circostanze in cui la vita stessa li ha barcamenati e fanno ciò che possono per ottenere un minimo di felicità terrena. 
L'interesse dell'autrice Antonella Cilento è dunque per gli aspetti più degradati della realtà e per i personaggi più miseri, creando un'immagine che rimanda ai dipinti cinquecenteschi, con il mondo terreno in basso, cupo e disordinato e ricco di sofferenza e umanità, e il mondo divino in alto, sempre presente ma fermo nel suo punto d'osservazione, un mondo che non entrerà in contatto con l'altro fino all'avvento di Caravaggio.  
I toni usati rimandano invece allo stile picaresco: episodi comici si alternano ad altri tragici o eroici, con un linguaggio spesso crudo e con un ritmo veloce, incalzante, che avvolge il lettore stretto, lasciandolo precipitare nella spirale di eventi insieme ai protagonisti. 
La narrazione è in terza persona e, pur avendo modo di conoscere il punto di vista di Lisario tramite le sue lettere alla Madonna, abbiamo una visione periferica e onnisciente delle vicende. 
Il punto di vista dell'azione è perciò oggettivo e soggettivo insieme, grazie all'adozione di una finta terza persona che permette al lettore di essere interno ed esterno ai pensieri dei personaggi coinvolti. Il giudizio di Lisario sui fatti si unisce a quello dell'opinione pubblica, creando un piacevolissimo contrasto tragicomico che è tipico della letteratura cinquecentesca, e della commedia napoletana in primis. 

"Tonno, quando non minacciava, cosa che faceva in perfetto spagnolo, parlava un cattivo napoletano mescolato di fantasiose inflessioni [...] -E... dottò? Ve pozzo dicere la mia personale scoperta? 'O sesso d'è femmine nun stà mmiez' e cosce, s'o portano ccà- e si era battuto il petto. -So 'e zizze!." (Tratto da "Lisario o il piacere infinito delle donne")

Antonella Cilento con il suo "Lisario" è arrivata finalista al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Boccaccio dello stesso anno; riconoscimenti meritatissimi, aggiungerei.
Lo stile della Cilento è particolare, la trama mai banale o noiosa. Dall'inizio alla fine, il suo romanzo ha saputo catturare la mia attenzione, trovando sempre nuovi modi di tenere vivo il mio interesse. 
Da napoletana, poi, non ho potuto evitare di sentirmi emotivamente coinvolta, legata ad ogni luogo della città, ai colori e al chiacchiericcio della gente che, seppure siano passati secoli dal tempo in cui avviene la vicenda, ancora oggi sono un tratto distintivo della mia bella Napoli.
Dunque, che siate del sud oppure no, vi consiglio caldamente la lettura di "Lisario", per sentirvi più vicini alla storia, alla cultura napoletana, per farvi due risate e per vivere una storia d'amore e di tanto altro diversa dal solito.

Voto: 9
Promosso




domenica 31 gennaio 2016

Bookmob, Pensieri di carta #1


Buona domenica, cari lettori,
voglio dedicare il primo post della rubrica "Pensieri di carta" alla bellissima iniziativa dell'Associazione Librincircolo, che periodicamente regala due minuti di pura magia ai lettori di Napoli e dintorni. Avete capito bene, due minuti.
Centoventi secondi che possono dare un senso alla più anonima delle giornate. Parlo ovviamente del Bookmob
Per chi non ha idea di cosa si tratti, spiego brevemente le regole. Ogni persona porta un libro (o più di uno) incartato in maniera creativa, spesso seguendo un tema stabilito dagli stessi organizzatori. Al segnale, ci si dispone in cerchio, cosicché i libri passino di mano in mano nell'enorme catena umana che si va a creare, e si conta fino a venti. Si torna a casa con un libro "nuovo"Ieri mattina, dunque, mi sono recata in Piazza Dante in compagnia di mia madre, con la borsa piena di libri in cerca di una nuova casa e il cuore colmo di trepidazione. Lo ammetto, pur essendo il mio quarto Bookmob, l'emozione è stata grande come la prima volta, la stessa gioia selvaggia che si prova tra gli scaffali di una libreria al pensiero di un nuovo libro da leggere. Sapete di che parlo.

La giornata si presentava grigia e uggiosa, ma mi è bastato arrivare in piazza per sentire il calore del sole; i sorrisi della folla illuminavano il fu Largo Mercatello più di una centrale elettrica. Alcuni liceali erano lì per la prima volta, tanto eccitati da saltellare sul posto, ma anche i bambini, le coppiette e i veterani del bookmob sembravano non stare più nella pelle. Di certo questo è uno degli aspetti che più apprezzo dell'iniziativa: non importano l'età e i gusti letterari delle persone presenti, tutti sono uniti dalla passione per la lettura e sono lì nella speranza di ricevere un bel libro e di trovare nuova dimora ad un romanzo che hanno amato o, perché no, odiato. E se qualcuno non ottiene ciò che si aspettava, non deve far altro che presentarsi al bookmob successivo e lasciare che il volume poco gradito trovi un lettore che lo ami. Semplice ma efficace.
Mia madre ed io siamo tornate a casa molto soddisfatte: le poesie di Saffo per me, un libro di fiabe per lei, che in quanto maestra di scuola primaria è stata felicissima. Meno felice di ritrovarsi la Bibbia tra le mani (non per una questione religiosa, ma per il semplice fatto che ne possiede già una), mi sa che già ha deciso che libro incartare al prossimo evento. Come avrete notato, siamo tornate a casa con tre libri. Come? Facile. All'inizio del post ho accennato alla possibilità di portare più libri da scambiare. Ebbene, i volumi in più vengono disposti al centro della piazza e alla fine del passaggio a catena i più temerari possono prelevare un altro libro dal mucchio. Dico temerari perché è un vero assalto. Giuro, non ho mai visto tante persone fiondarsi su qualcosa con una tale voracità... forse soltanto gli invitati di un matrimonio a un buffet.
Ovviamente, anch'io ieri ho fatto la mia parte. Ho corso verso il centro della piazza come se ne andasse della mia vita, afferrando il primo pacchetto che sono riuscita a raggiungere proprio un attimo prima che un'orda di barbari si abbattesse sul cumulo di testi depositati. MAI mettersi tra dei lettori accaniti e una pila di libri gratis. Ho raggiunto mia madre con le ginocchia che mi tremavano e un grosso sorriso sul viso, mentre il cuore mi batteva nel petto come un martello pneumatico. Lo confesso, non vedo l'ora di rifarlo. E voi? Siete curiosi di provare? Vi consiglio di seguire l'evento su Facebook per conoscere la prossima data e le coordinate varie. Se siete di Napoli e dintorni non dovreste avere problemi; se abitate fuori città... be', vi consiglio di tenere d'occhio la pagina ugualmente. Magari potreste trovarvi nei paraggi per un viaggetto o potreste organizzarne uno nella città partenopea proprio per avere l'occasione di partecipare. In entrambi i casi, spero in un mookmob quantomai prossimo.

lunedì 4 gennaio 2016

Recensione de "La meccanica del cuore" di Mathias Malzieu

Care lettrici e cari lettori,
ritorno al blog con la più ferma delle intenzioni: leggere di più, scrivere di più. Soprattutto qui sul blog, che ho a lungo ingiustamente trascurato. Iniziamo il nuovo anno alla grande, con la recensione di un libro molto particolare, di matrice francese, che ha attirato la mia attenzione (lo ammetto) con la sua bellissima copertina, disegnata dall'artista francese Benjamin Lacombe, di cui ammiro tantissimo i lavori.
Copertina a parte, "La meccanica del cuore" ha saputo regalarmi alcune ore piacevoli, tenendomi compagnia in un lungo viaggio in treno che, dopotutto, è risultato gradevole. 
Volete saperne di più di questo romanzo insolito? Leggete il post.

Trama:

Nella notte più fredda del mondo possono verificarsi strani fenomeni. E' il 1874 e in una vecchia casa in cima alla collina più alta di Edimburgo il piccolo Jack nasce con il cuore completamente ghiacciato. La bizzarra levatrice Madelaine, dai più considerata una strega, salverà il neonato applicando al suo cuore difettoso un orologio a cucù. La protesi è ingegnosa quanto fragile e i sentimenti estremi potrebbero risultare fatali. L'amore, innanzitutto. Ma non si può vivere al riparo dalle emozioni e il giorno del suo decimo compleanno, la voce ammaliante di una piccola cantante andalusa fa vibrare il cuore di Jack come non mai. Ormai innamorato, è disposto a tutto per lei. Non lo spaventa la fuga né la violenza, nemmeno un viaggio attraverso mezza Europa fino a Granada. E finalmente due figure delicate, fuori dagli schemi, si incontrano di nuovo e si amano. L'amore è dolce scoperta, ma anche tomento e dolore e Jack lo sperimenterà ben presto.

La mia recensione:

Il primo amore, quello che smuove le viscere, che tiene svegli la notte e fa fare cose folli. E' lui a domare le scene di questo romanzo. Un sentimento puro, magnifico e terrificante, che tiene tutti, e in questo caso il piccolo Jack, sotto scacco.
Il nostro protagonista vive una condizione bizzarra: è nato con il cuore ghiacciato e la levatrice Madelaine, per salvarlo, collega l'organo a un piccolo orologio a cucù che lo mantiene in vita. Cresciuto nella bambagia, al sicuro nella casa in cima alla più alta collina di Edimburgo, con la levatrice a fargli da madre iperprotettiva e un piccolo gruppo di amici altrettanto bizzarri, Jack non conosce l'amore, perlomeno non quello passionale e folle.
Ma ha l'occasione di sperimentarlo il giorno del suo decimo compleanno, quando finalmente Madelaine decide di mostrargli la città. C'è un mondo meraviglioso ai piedi della collina, Jack se ne rende subito conto. Ma tutto diventa superfluo quando i suoi occhi si posano su una giovane cantante andalusa, dalle movenze un po' goffe a causa della miopia, con la voce angelica. 
Bastano pochi attimi e il cuore di Jack freme di passione per la ragazza sconosciuta. Letteralmente. E quando la perde di vista a causa del malfunzionamento del suo cucù, Jack fa di tutto per poterla vedere ancora una volta.


"Il mistero che avvolge la piccola cantante mi rende euforico. Colleziono immagini mentali delle sue lunghe ciglia, delle fossette, del naso perfetto e delle pieghe delle labbra. Cullo il suo ricordo con la stessa cura che riserviamo a un fiore delicato. Le dedico molto tempo.Penso solo a una cosa: ritrovarla. Gustare ancora, prima possibile, quell'indicibile sensazione. [...] Rischio la morte? Forse, ma adesso rischio la vita se non la rivedo, e alla mia età mi sembra molto più grave." (Tratto da "La meccanica del cuore")

Passano parecchi anni prima che il suo sogno diventi realtà. Ma Jack è ostinato e il suo amore fortissimo. Finita la scuola, contro il volere di Madelaine, parte per il Continente alla ricerca della sua amata. Durante il viaggio incontra personaggi piuttosto singolari; di alcuni fa bene a fidarsi, di altri no, ma tutti gli lasciano qualcosa, una frase, una lezione di vita che Jack custodirà attentamente anche dopo aver ritrovato la sua Miss Acacia. Tuttavia, saranno soprattutto gli avvertimenti di sua madre ad ossessionarlo di giorno, quando la bella cantante andalusa è lontana dal suo sguardo e il morso della gelosia gli corrode le viscere.

"Un giorno o l'altro, tutto il piacere e la gioia che l'amore può suscitare si pagano con la sofferenza. E più si ama intensamente e più il dolore sarà moltiplicato. Sperimenterai l'assenza, poi i tormenti della gelosia, dell'incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e dell'ingiustizia. Avrai freddo fino nelle ossa e il sangue formerà dei ghiaccioli che sentirai passare sotto la pelle. La meccanica del tuo cuore esploderà." (Tratto da "La meccanica del cuore")

Le atmosfere che accompagnano le avventure di Jack sono fiabesche eppure crude, i colori grigi ma in maniera delicata e d'effetto. La dolcezza con cui i tormenti d'amore sono descritti, e così anche gli elementi grotteschi e surreali, ricordano moltissimo il cinema di Tim Burton. D'altronde, chi è mai riuscito a descrivere l'altra faccia del mondo, le creature deformi, l'amore e le ossessioni, con i toni soffici tipici della fiaba?
Mathias Malzieu ci è riuscito. Certo, il suo romanzo non è perfetto. I salti temporali sono enormi, spesso poco descritti; a volte anche i dialoghi appaiono affrettati o poco credibili. Tutto pare avvolto da una foschia che soltanto sporadicamente ci permette di vedere il centro dell'azione. Sarà che il punto di vista è in prima persona e che, quindi, tutto filtra attraverso gli occhi di Jack. Quali dettagli può mai ricordare un ragazzo innamorato, se non riguardano la donna amata e le notti di passione trascorse con lei? Diciamo che su questo gliela diamo buona.

Ma passiamo a descrivere i nostri due innamorati, tanto dolci nei primi momenti della loro relazione, come si può essere solo quando si è giovani e innamorati.
Jack appare fin da subito una persona intraprendente e determinata, così desideroso di vivere la sua storia con Miss Acacia da risultare un po' ingenuo. La passione descritta nel suo primo incontro con lei, e nel periodo di tormento amoroso successivo, mi è parsa un po' esagerata, a dirla tutta. Un bambino di dieci anni non guarda certo il corpo delle sue coetanee in maniera bramosa e sensuale come invece fa Jack. Forse questo è il dettaglio su cui davvero non posso passare sopra, nonostante io mi renda conto che il libro non è di genere realistico. 
Ma andiamo avanti. Con il passare del tempo, Jack conosce la gelosia e la sua sicurezza inizia a vacillare. L'amore sarà sufficiente a tenerli insieme? Tra gli uomini che occhieggiano la sua amata ballerina c'è chi riuscirà a portargliela via prima o poi? Dubbi fondati, secondo me, dato che la nostra Miss Acacia presenta tratti da civetta
Più di una volta, lo ammetto, ho messo in discussione i suoi sentimenti per Jack; pur dichiarando di amare lui e il suo essere diverso (messaggio che ho apprezzato molto), mi è parsa spesso scostante, bugiarda, il classico tipo che prima flirta con qualcuno e poi, colta sul fatto, accusa il fidanzato di paranoia. Una situazione alla Otello e Desdemona, per intenderci.
Sinceramente, non so dire se questa sua ambiguità nel rapporto sia dovuto proprio al punto di vista soggettivo di Jack. In fondo, lui racconta la storia, lui è geloso, dunque perché non vedere i fatti deformati dalla diffidenza nel suo sguardo?


"Eppure sopra questa felicità semplice e ovvia incombe una nuvola minacciosa. Sono orgoglioso di Miss Acacia come non lo sono mai stato di nessuno. Man mano che il tempo passa però gli sguardi estasiati dei maschi della mia specie mi fanno ingelosire sempre più. Mi rassicuro ripetendomi che senza occhiali, forse, non riesce nemmeno a vedere questa mandria di uomini più belli di me." (Tratto da "La meccanica del cuore)

Nonostante i difetti strutturali già descritti, che vanno intensificandosi nel finale insolitamente affrettato, "La meccanica del cuore" è stata una lettura piacevole, che è riuscita a regalarmi qualche sorriso nostalgico e qualche parola zuccherosa. E' sempre bello indossare gli occhi di un giovane e vedere l'amore per la prima volta. Se cercate un romanzo che vi riporti alla prima cotta, ai primi baci e alle avventure giovanili questo fa al caso vostro.
Il libro, ovviamente, non si limita a questo. E' un romanzo di formazione, che segue Jack dall'infanzia fino all'età adulta, l'età in cui la passione può degenerare in follia e la gelosia significa mancanza di fiducia. Vedrete Jack diventare uomo, lavorare sodo per far funzionare la sua relazione, affrontare ostacoli che parrebbero minacciare l'intesa tra lui e Miss Acacia. E vedrete la sua ingenuità e la sua fiducia corrose dalla gelosia e dall'incertezza. Il mondo degli adulti non potrebbe essere più lontano di così dagli universi fiabeschi, e Jack lo impara molto presto.


Voto: 6 e 1/2

Promosso

Cosa ne pensate de "La meccanica del cuore"? Lo leggerete? O l'avete già letto? Lasciate un commento.